Omaggio a Jacques Yves Cousteau.


Venne ammesso all'École Navale (Accademia Navale) di Brest e divenne un ufficiale cannoniere della Marina Francese, il che gli diede l'opportunità di fare i suoi primi esperimenti subacquei. Nel 1936 sperimentò un modello di occhiale subacqueo, forse il progenitore delle moderne maschere.
Si sposò nel 1937 con Simone Melchior, prese parte alla seconda guerra mondiale come spia e durante il conflitto trovò il tempo di inventare assieme ad Emile Gagnan il primo tipo di equipaggiamento per lo Scuba diving, l'Aqua-lung, nel 1943.
Negli anni dopo la guerra, ancora ufficiale di marina, sviluppò delle tecniche per lo sminamento dei porti francesi e per l'esplorazione dei relitti.
Nominato presidente delle Campagne Oceanografiche Francesi, nel 1950 Cousteau ricevette dal milionario irlandese Thomas Loel Guinness M.P. in affitto, per il prezzo simbolico di un franco francese l'anno, un cacciamine costruito dalla Royal Navy inglese che Cousteau ribattezzandolo "Calypso", ristrutturò e trasformò in nave da ricerca e base di supporto per missioni oceanografiche.
Con la Calypso, Cousteau esplorò le acque più interessanti del pianeta, compresi alcuni fiumi. Durante questi viaggi produsse molti libri e film, uno dei quali, Il mondo del silenzio, vinse il primo premio al Festival di Cannes nel 1956. Questi lavori furono di molto aiuto nel rendere popolare la biologia sottomarina.
Nel 1963, assieme a Jean de Wouters, Cousteau sviluppò una macchina fotografica subacquea chiamata "Calypso-Phot", che venne in seguito brevettata dalla Nikon e divenne la "Calypso-Nikkor" e quindi la "Nikonos".
Assieme a Jean Mollard creò l'SP-350, un sottomarino biposto che poteva raggiungere una profondità di 350 m sotto la superficie dell'oceano. L'esperimento ebbe successo e venne ripetuto nel 1965 con due veicoli che raggiunsero la profondità di 500 m.
Cousteau divenne direttore del Museo Oceanografico di Monaco, creò un Gruppo di Ricerca Sottomarina a Tolone, fu il capo del Conshelf Saturation Dive Program (esperimenti di immersione a lunga durata, le prime colonie sottomarine abitate) e fu uno dei pochi stranieri ad essere ammesso nell'Accademia Americana delle Scienze.
La popolarità di Cousteau era in crescita. Nell'ottobre 1960, un grosso quantitativo di scorie radioattive dell'EURATOM stava per essere scaricato in mare. Le Commandant organizzò una campagna pubblica che ottenne ampio supporto popolare. Il treno che trasportava le scorie venne bloccato da donne e bambini seduti sulle rotaie, e rispedito indietro. Il rischio venne evitato.
A Monaco, nel novembre seguente, una visita ufficiale del presidente francese Charles De Gaulle si tramutò in un dibattito sugli eventi dell'ottobre 1960 e sugli esperimenti nucleari in generale. L'ambasciatore francese aveva già suggerito che il Principe Ranieri evitasse l'argomento, ma il presidente (a quanto pare) chiese a Cousteau, in tono amichevole, di essere gentile nei confronti dei ricercatori nucleari e Le Commandant (sempre a quanto pare) replicò: "No signore, sono i suoi ricercatori che devono essere gentili nei nostri confronti". Durante questa discussione Cousteau scoprì che il motivo degli esperimenti e delle ricerche francesi era dato dal rifiuto da parte degli americani di condividere i loro segreti nucleari con gli alleati.
Nel 1974 Cousteau creò la Cousteau Society per la protezione della vita oceanica, che oggi conta più di 300.000 membri.
Nel 1977, assieme a Peter Scott, ricevette il premio internazionale per l'ambiente dell'ONU, e pochi anni dopo anche l'American Liberty Medal da Jimmy Carter, allora presidente degli Stati Uniti.
Nel 1992 venne invitato a Rio de Janeiro, per la conferenza mondiale sull'ambiente e lo sviluppo, organizzata dall'ONU, divenendo un consulente regolare dell'ONU e della Banca Mondiale.
Nello stesso anno divenne Presidente del Consiglio per i Diritti delle Generazioni Future [1]
Jacques Cousteau morì il 25 giugno 1997 ed è sepolto nella cappella di famiglia al cimitero di Saint-André-de-Cubzac, in Francia.

aralù...provata una volta, non la provi più!


L'Aralù, prodotto dalla TECHNISUB SpA fino al 1991utilizzava bombole in lega di alluminio (AA6351) fabbricate dalla LUXFER GAS Cylinders di Nottingham,Gran Bretagna. Si è scoperto che, dopo anni di utilizzazione intensiva ed incondizioni particolari, un limitato numero di queste bombole possonopresentare, nell'area del bocchino o dell'ogiva, un fenomeno metallurgico conosciuto come " cricca da sforzo prolungato" Le cricche da sforzoprolungato crescono in modo estremamente lento ma, se non vengono scopertein tempo, possono, alla fine, portare ad una perdita d'aria o, in rareoccasioni, provocare la rottura della bombola. Normalmente però questecricche vengono scoperte da Tecnici Collaudatori Qualificati prima chepossano causare problemi.

E' importante notare che in Italia non sono maiavvenute rotture di bombole provocate da tali cricche.

Nonostante ciò,TECHNISUB e LUXFER invitano tutti i possessori, in Italia, di bombole, dalei fabbricate con la lega AA6351, a spedirle alla LUXFER ITALIAN SERVICESper un'ispezione gratuita. Le bombole saranno testate con un'apparecchiaturaspeciale, fatta arrivare dagli USA e basata su vortici elettrici, chiamata"eddy current"; questa apparecchiatura può scoprire microscopiche cricchemolto prima che diventino visibili all'occhio umano e, cosa ancora piùimportante, molto prima che possano portare a fughe d'aria o addiritturaalla rottura della bombola. Chi desideri usufruire di questa ispezionegratuita può inviare le proprie bombole per uso subacqueo, fabbricate dallaLUXFER in lega AA6351, a:LUXFER ITALIAN SERVICESc/o MATAR Srl. - Via Moie 16d25073 BOVEZZO (Bs)Tel.: 030.27.13.120Fax: 030.27.12.835E-mail: ubffb@tin.it

Il costo di questa prima ispezione sarà a carico della LUXFER GAS CYLINDERS;a carico del Cliente resterà il trasporto e qualunque altro interventorichiesto, quale smontaggio e rimontaggio rubinetteria, ricollaudo biennale(se necessario) e rimessa a nuovo. Se la bombola supererà il test verràrestituita e potrà essere utilizzata normalmente; se invece non supererà iltest verrà distrutta a nostre spese e verrà offerta l'opportunità disostituirla con una nuova ad un prezzo speciale.

Il test "eddy current" e l'ispezione visuale dovranno poi essere ripetuti ogni due anni, possibilmentenello stesso momento in cui verrà fatto il ricollaudo biennale imposto dallenorme Italiane vigenti. I costi dei collaudi successivi al primo, fatti conl'apparecchiatura "eddy current", saranno a carico del Cliente, ma, in casodi esito negativo, usufruiranno comunque del programma di sostituzione dellabombola a prezzi agevolati.

CORSO SSI STRESS & RESCUE.


“Siate pronti per quelle emergenze inaspettate."

Lo Stress è una della cause principali per le situazioni dove è richiesto effettuare un salvataggio e negli incidenti subacquei. Per mezzo di questo corso imparereta la prevenzione dell’incidente cosi’ come gestire le situazioni problematiche se dovessero accadere.Il programma del corso tratta di come evitare, riconoscere e risolvere i problemi sia in superficie che sott’acqua. Il corso, della durata di 2 - 4 giorni, si compone di lezioni teoriche e di sessioni pratiche in piscina ed in acque libere. Come prerequisito per la certificazione vi sara richiesto di essere in possesso di una certificazione valida di un ente riconosciuto per l’RCP (Rianimazione Cardio-Polmonare) ed il primo soccorso.

CONTENUTI DEL CORSO STRESS & RESCUE:
Che cos’e’ lo Stress?
Lo Stress in immersione: cause e prevenzione
Individuare e gestire lo Stress
Gestione dell’Incidente
Abilita’ necessarie per affrontare il panico ed il salvataggio
Condizioni che complicano il salvataggio
Lo scopo principale di qualsiasi Corso di Specialità SSI e quello di farvi acquisire abilità considerate importanti in un contesto di divertimento. Tutti i corsi vengono insegnati utilizzando il metodo dell’auto-studio, brevi lezioni teoriche e insegnamento pratico in acqua. Combinate assieme altri corsi mentre frequentate il vostro STRESS & RESCUE!
I corsi di specialità di NAVIGAZIONE oppure RICERCA E RECUPERO sono delle ottime combinazioni aggiuntive. Le possibilita’ sono illimitate!

Metodi per prevenire gli attacchi di panico.


A cura del Dott. Stefano Casali.

Non bisogna dimenticare che ci sono anche alcune situazioni di tipo medico che possono comportare sintomi d’ansia: anemia, prolasso della valvola mitrale, aritmie cardiache, disfunzioni vestibolari, la sindrome premestruale, alcuni sintomi della menopausa, il diabete, l'ipoglicemia, disturbi di tiroide e paratiroidi, l'asma e alcune infezioni sistemiche. Numerosi medicinali possono aggravare uno stato d’ansia. Alcune sostanze come la caffeina, la nicotina e altri prodotti usati come stimolanti, la pseudoefedrina (un decongestionante) [18], la teofillina (un broncodilatatore usato nella terapia dell’asma o della bronchite cronica), alcuni antiipertensivi e l’astinenza da alcool possono precipitare un attacco di panico. In modo simile, concomitanti stress di tipo psicologico, come problemi lavorativi, preoccupazioni economiche, difficoltà relazionali, precedenti esperienze o pensieri di tipo svalutativo (come il dubitare delle proprie capacità o il percepire di non avere il controllo della situazione) possono accrescere le possibilità di insorgenza del panico. Alcune ricerche hanno trovato che le preoccupazioni croniche predispongono maggiormente alle reazioni d’ansia e comportano maggior difficoltà nella capacità di rilassarsi rispetto a quella che hanno gli individui che sono meno predisposti a preoccupazioni o a ruminazioni ossessive [19].Numerose ricerche discutono dell’uso di farmaci per la prevenzione dell’attacco di panico e a molti soggetti, che praticano l’immersione subacquea sono stati prescritti farmaci, come imipramina, propanololo, paroxetina, fluoxetina o alprazolam, che si utilizzano nella terapia del disturbo d’ansia e degli attacchi di panico. Questi stessi studi riconoscono delle perplessità sull’utilizzo da parte dei sub di certi medicinali, specialmente se hanno una tendenza a dare sonnolenza o per il fatto che potrebbero in ogni modo danneggiare la consapevolezza dell’ambiente da parte del subacqueo [20]. Sono state usate anche una varietà di tecniche non farmacologiche per il trattamento dell’ansia, per le quali ci sono poche controindicazioni e in alcune persone, come quelle che presentano effetti collaterali ai farmaci, possono essere preferibili. Le principali sono: la desensibilizzazione sistematica, le tecniche implosive, la tecnica cognitivo-comportamentale e l’ipnosi. La comprensione dei meccanismi dell’ansia aiuta a capire come queste tecniche possono funzionare.

Desensibilizzazione sistematica.
Si tratta della tecnica più consolidata nel tempo e più utilizzata dai terapeuti comportamentisti; è stata sviluppata dallo psichiatra sudafricano Joseph Wolpe. Viene utilizzata soprattutto per il trattamento delle fobie e consiste nell'aiutare il cliente a rilassarsi e, quindi, gradualmente, ad affrontare la situazione o gli oggetti temuti. Ha le sue radici nella teoria comportamentale dell’apprendimento che si basa nei suoi aspetti sostanziali sul principio che ad ogni azione segue una reazione. Nella situazione di cui parliamo, uno stimolo (entrare in acqua) comporta una risposta (evitamento ed ansia). I teorici del comportamentismo sostengono che se la paura può essere condizionata o appresa, potrebbe con un piccolo impegno essere anche disimparata. Neutralizzando lo stimolo che provoca ansia con un altro non ansiogeno o che suscita un sentimento incompatibile con l’ansia, come il rilassamento, la persona dovrebbe essere in grado di superare l’originale sorgente dell’ansia. Per esempio, un allievo è motivato ad immergersi ma sperimenta ansia non appena ha terminato di preparare l’attrezzatura e sta per immergersi. Il solo pensiero di immergersi in acque libere causa accorciamento del respiro, tachicardia e profusa sudorazione. Per superare questo stato, il soggetto apprende tecniche di rilassamento, come il controllo del respiro e l’alternare tensione e rilassamento di gruppi di muscoli per arrivare ad una consapevolezza della differenza tra essere tesi ed essere rilassati. L’allievo sviluppa una gerarchia di pensieri e comportamenti che producono ansietà, che vanno da quelli che producono il minimo stato d’ansia (stare sul bordo della piscina) a quelli che ne producono uno maggiore (stare in piscina con l’attrezzatura completa) fino a quelli che danno il massimo di ansia (stare immersi in fondo alla piscina). Le persone possono passare attraverso una serie di esercizi mentali, come immaginare di avvicinarsi all’acqua, di preparare con attenzione e grande meticolosità la propria attrezzatura e quindi di scendere in piscina. Alcuni soggetti possono, invece, scegliere di effettuare una serie di esercizi, come camminare nella piscina, respirare attraverso un erogatore stando nell’acqua che gli arriva alla cintura, inginocchiarsi con la sola testa sott’acqua. Può essere effettuata anche una combinazione delle due metodiche. In base alle motivazioni individuali degli allievi, alla pazienza degli istruttori, dei dive master e del compagno di immersione, il candidato sub dovrebbe essere in grado di ridurre in modo significativo la sua ansia al punto da sperimentare la piacevolezza dell’attività subacquea. In conseguenza di questo, ogni immersione che è stata condotta con successo tende a rinforzare gli aspetti positivi dell’immersione ricreativa.

IL PANICO NELL’ATTIVITA’ SUBACQUEA.


Premessa

Numerosi studi hanno dimostrato che oltre la metà dei sub esperti ha sperimentato almeno una volta un attacco di panico [1,2,3]. In una situazione di panico, il sub ha una sola cosa in mente: raggiungere la superficie il più rapidamente possibile; in simili circostanze dimentica di respirare normalmente, con il risultato di una possibile embolia gassosa arteriosa.
Il panico può essere un segnale quando si presenta uno stimolo oppure può insorgere in modo spontaneo se si presenta in assenza di un elemento scatenante (a parte, forse, un semplice pensiero o un’idea); in confronto con “l’attacco o fuga” dell’ansia, i segni e i sintomi del panico sono più pronunciati. L’attacco di panico ha un esordio improvviso, raggiunge molto rapidamente un picco sintomatologico (10 minuti o meno dall’insorgenza), svanisce entro 60 minuti ed è spesso accompagnato da un senso di catastrofe imminente e dall’urgenza di allontanarsi. La sintomatologia del panico è molto più debilitante della crisi d’ansia; il pensiero razionale viene sospeso e le persone possono restare bloccate, ad esempio rimangono fisse in una posizione oppure reagiscono in modo imprevedibile o in modo da mettersi in pericolo [4].


L’attacco di panico.

Uno studio [5], tra chi pratica attività subacquea, ha evidenziato che il panico è più alto fra le donne (64%) rispetto agli uomini (50%), ma che sono maggiormente questi ultimi (48%) che percepiscono questo evento come una minaccia alla propria vita (nelle donne la percentuale è del 35%).
Anche subacquei con molti anni di esperienza possono sperimentare un attacco di panico. Una possibile spiegazione è data dall’ipotesi che in tali situazioni il subacqueo, perdendo la familiarità con gli oggetti dell’ambiente circostante, sperimenti una forma di deprivazione sensoriale. Questo fenomeno è stato definito “Blu Orb Syndrome”, che ha delle caratteristiche che lo avvicinano all’Agorafobia (ovvero la paura degli spazi aperti) che può accompagnare il panico sulla terraferma [6].
Gli attacchi di panico si suddividono in:
a) attacchi di panico inaspettati (non provocati): il subacqueo non ha alcun fattore di stress e avverte l’attacco a “ciel sereno”;
b) attacchi di panico causati dalla situazione (provocati); ad esempio, la perdita d’aria o altri malfunzionamenti dell’attrezzatura, il disorientamento in un relitto o in una grotta, una visibilità molto ridotta o il non vedere più il compagno di immersione.
c) attacchi di panico sensibili alla situazione; ad esempio, un attacco di panico si manifesta dopo mezz’ora in cui si è incrociato uno squalo o dopo aver effettuato una discesa nel “blu” lontano dalla parete.
E’ stato osservato che individui ansiosi, sottoposti ad esercizio fisico intenso mentre indossano una maschera, se la strappano via dal viso se credono di non poter respirare adeguatamente. E’ stato riferito di subacquei in preda al panico, che si toglievano l’erogatore e resistevano se il compagno cercava di rimetterglielo in bocca, nonostante avessero le bombole cariche ed un sistema di erogazione perfettamente funzionante.

La gestione del panico.

La gestione del panico deve comportare qualcosa in più del semplice non immergersi oltre i propri limiti e deve richiede una buona conoscenza delle proprie debolezze e caratteristiche personologiche.
Il “panic behavior” del subacqueo ha spesso un fattore scatenante, come una diminuzione della visibilità, una perdita d’aria, il restare intrappolato in un letto d’alghe e così via.
Utilizzare un attrezzatura inadeguata o programmare un’immersione molto impegnativa sono aspetti che possono accrescere le possibilità di un episodio di panico. Questi problemi possono essere prevenuti o ridotti al minimo con un buon addestramento e un’adeguata prudenza.
Le persone, nelle quali l’ansia è una caratteristica stabile e perdurante della personalità, hanno maggiori probabilità di sviluppare un disturbo d’ansia o un attacco di panico durante un’attività subacquea. Questi soggetti dovrebbero effettuare un addestramento più prolungato, meglio se personalizzato con un istruttore e limitare la propria attività alle immersioni ricreative che non comportano l’obbligo di tappe di decompressione.
Attualmente non esiste una tecnica psicologica che escluda il rischio dell’insorgenza di un attacco di panico. Trattamenti con biofeedback, ipnosi, imagery e tecniche di rilassamento sono state utilizzate per ridurre la risposta ansiosa in subacquei esposti a vari stressor, ma non sono risultate sempre efficaci. Alcune ricerche hanno mostrato, per esempio, che l’ipnosi riesce a ottenere un rilassamento nel subacqueo, ma che può avere effetti indesiderati come una mancanza di energia.
Le tecniche di rilassamento, infine, devono essere attentamente valutate perchè possono portare ad un incremento dell’ansia e degli attacchi di panico in soggetti ipercontrollati o molto ansiosi.
Conclusioni
Individui con una storia di disturbo d’ansia e di panico dovrebbero essere identificati e sottoposti ad un addestramento specifico che riduca il rischio potenziale di riacutizzazione del disturbo.
Il problema è proprio che le persone che aderiscono a questa attività ricreativa, che sta diventando sempre più popolare, non conoscono i rischi e i pericoli che può comportare.
E’ fondamentale che chi pratica attività subacquea possa riuscire ad avere un dialogo interiore relativo ai propri sentimenti d’ansia in una determinata situazione. Aspettative, fantasie negative, preoccupazioni, sono tutti aspetti che possono trarre in inganno facendo sperimentare una situazione in modo più negativo di quello che dovrebbe essere e solitamente ancor prima che ci si imbatta nella situazione stessa.

Bibliografia


Morgan, W.P. (1995). Anxiety and panic in recreational scuba divers. Sports Medicine, 20, 1-25.
DAN (1999). Diver Alert Network annual review of recreational scuba diving injuries and death, based on 1997 data”. DAN, North Carolina, USA.
McAniff, JJ. (1988). United States Underwater Diving Fatality Statistics/ 1986-87. Report number URI-SSR-89-20. Rhode Island: University of Rhode Island, National Underwater Accident Data Centre.
Barlow, D.H. (1988). Anxiety and its Disorders: The Nature and Treatment of Anxiety and Panic. New York: Guilford Press.
Morgan, W.P. (1999). Psychological outcomes of physical activity. In R.J. Maughan (Ed.), Basic Sciences for Sports Medicine, pp. 237-259, Oxford: Butterworth-Heinemann.
Lanari G., Rossi B., Adorni P., Cei V. Panico: istruzioni per l’uso. Come trasformare un problema in un’opportunità. Armando Editore, Roma, 2006.

A cura del dott. Salvo Capodieci, psichiatra - psicoterapeuta e subacqueo, responsabile del sito psychodive

Stress e panico.


Lo stress in immersione costituisce probabilmente il problema centrale degli incidenti, delle ferite e delle fatalità che occorrono ai subacquei... (Art Bachrach e Glen Egstrom)

Il ruolo giocato dallo stress nelle attività subacquee non può essere sottovalutato. Le reazioni tipiche agli stimoli dello stress comprendono segni quale respirazione rapida o iperventilazione, le cui conseguenze dovrebbero essere immediatamente evidenti ai nostri lettori. Un aspetto molto importante è che la varietà individuale dello stress è tale che ciò che per alcuni è semplice routine, potrebbe invece risultare estremamente stressante per altri subacquei.
STRESS:
Aumentando il carico di stress sul nostro subacqueo, egli si ritroverà diminuite le sue capacità di percepire ed analizzare sensazioni dall'ambiente circostante e l'abilità a concentrarsi con lucidità ed intelligenza su un problema. Queste interferenze con il processo mentale si manifestano in vari modi:
Compromissione delle percezioni:Vede il subacqueo non più capace di avvertire o gestire gli aspetti consecutivi o secondari di una situazione e percepire solo l'elemento più immediato o più evidente di un problema. In profondità, gli effetti di questa compromissione risultano aggravati. Un subacqueo che sul fondo non riesce più a restare in assetto e continua a premere il pulsante di gonfiaggio del gav pur non ottenendo alcun risultato, ha probabilmente perso l'abilità intellettiva di percepire un'altra situazione al suo problema.
Compromissione cognitiva o analitica:intacca la capacità di un subacqueo ad analizzare un problema. Per esempio, un subacqueo che ha quasi esaurito l'aria, raggiunge all'ultimo momento le bombole di emergenza appese alla tappa dei 6 metri. La respirazione risulta problematica anche se la pressione indicata dal manometro è 180 bar. Se sufficientemente sotto stress, egli potrebbe non realizzare che la rubinetteria non è completamente aperta o che passando all'octopus risolverebbe il problema.
Compromissione della capacità di reazione:Occorre quando il subacqueo non è più in grado di applicare le sue capacità e conoscenze ad un problema. Questa incapacità è solitamente in relazione a tecniche, regole o comportamenti scarsamente imparati o dimenticati. Le azioni sovra imparate, fino ad essere portate ad un livello simile al riflesso, vengono più facilmente mantenute anche in condizioni di stress. Non può quindi essere sottovalutata l'importanza della ripetizione di esercizi de abilità fino a quando la reazione a determinate situazioni avviene in modo del tutto normale ed automatico.
PANICO:
Solitamente descritto come irragionevole paura, il panico costituisce l'ultimo stadio della compromissione mentale. Smith commenta:Man mano che lo stress aumenta, diminuisce di conseguenza la capacità del subacqueo di diagnosticarlo e reagirne in modo adeguato. In ogni situazione di stress, è assolutamente importante per l'individuo riuscire ad interrompere il prima possibile l'escalation di questo ciclo.... il tempestivo riconoscimento della situazione assume un'importanza cruciale. E' quindi desiderabile che il subacqueo apprenda la capacità di saper riconoscere i primi sintomi e segni dello stress nel proprio comportamento ed in quello del compagno prima che questi sintomi raggiungano le proporzioni del panico.

Pertanto prima di fare qualsiasi cosa FERMATI - PENSA - AGISCI.
SEGNI & SINTOMI

Respirazione rapida, iperventilazione
Occhi sbarrati
Tensione muscolare
Movimenti rapidi, confusi e scoordinati
Irritabilità, stravaganza
Fissazioni, comportamenti ripetitivi
Fretta nel lasciare l'acqua
Furia nel tornare in superficie
Attardarsi nella vestizione parlando molto
Problemi immaginari alla attrezzatura o alle orecchie
Necessità di mantenere un contatto (scalette, cima dell'ancora, cima di riferimento)
La capacità di anticipazione delle situazioni potenzialmente problematiche e l'abilità nell'adottare piani di contingenza in modo calmo e razionale, sono doti vitali per chi pratica immersioni profonde. E' l'esperienza a giocare il ruolo principale nell'abilità di un individuo ad agire in situazioni di stress e a formulare reazioni alternative allo scenario di minaccia che gli si è presentato.Un'altra componente cruciale è costituita dal sovra-apprendimento di tutte le abilità rilevanti e dalla completa familiarizzazione con tutte le parti dell'equipaggiamento. Se il sovra-apprendimento riesce ad essere portato al suo massimo livello, la maggior parte dei comportamenti reattivi in un'emergenza saranno riflessi e non richiederanno processi di ragionamento volontari. Lo stress accompagna ovunque la vita degli uomini e risulta magnificato nell'attività subacquea.

E' bene che conosciate voi stessi, il vostro compagno e vi immergiate con Diving Center qualificati.

Un omaggio alla grande Audrey Mestre


Il 12 Ottobre 2002, nelle acque della Repubblica Dominicana, perdeva la vita la grande apneista Audrey Mestre. Nel tentativo di stabilire il record mondiale di 171 metri detenuto allora dal marito Francisco Ferreras, detto Pipin, con 162 metri. Fu il primo incidente mortale nella storia del profondismo.

Audrey Mestre (11 agosto 1974, Saint-Denis, Île de France - 12 ottobre 2002 La Romana, Repubblica Dominicana) è stata un'apneista detentrice di diversi record mondiali.
I suoi interessi accademici per la biologia marina la portano ad incontrare nel 1996 il grande esponente dell'apnea Francisco "Pipín" Ferreras, il quale diventerà suo marito tre anni dopo. Al fianco di Pipin, Audrey Mestre si avvicina all'apnea agonistica diventando in breve tempo un'atleta di livello mondiale.
Nel 2000 scende a -125 metri stabilendo il primato femminile della sua specialità, per poi scendere un anno dopo a -130 metri migliorandosi ulteriormente. Nell'ottobre del 2002, sotto la supervisione di un team guidato dal marito, Audrey Mestre si prepara a superare i primati maschili della specialità. Il 4 ottobre scende a -166 metri. Otto giorni più tardi tenta la discesa a -171 metri, ma un problema al pallone di risalita le impedisce un corretto ritorno in superficie. La sua permanenza in acqua (in apnea) si prolunga fino a otto minuti e mezzo e a nulla valgono i tentativi estremi dei sub di soccorso e dello stesso Pipin. Audrey Mestre viene recuperata priva di sensi e dichiarata deceduta poco dopo in ospedale.
Molte accuse saranno mosse all'organizzazione del tentativo di discesa e in particolare a Pipin, ritenuto da alcuni colpevole di aver spinto la moglie verso limiti estremi.
La storia di Pipin e Audrey Mestre, della loro vita insieme nell'amore per il mare sino al tragico evento è raccontata nel libro Nel Blu Profondo, Una storia di amore ed ossessione (Mondadori, 2005) (ISBN 8804530138).

ISOLA DEL GIGLIO...


Episodio movimentato nelle acque di Giglio Campese dove è accaduto un episodio sul quale stanno indagando i carabinieri dell’Isola.
Un turista australiano in vacanza al Giglio è stato infatti soccorso dal 118 per una ferita da fiocina, ad un braccio.
Se la sarebbe procurata a seguito di uno sparo di un turista italiano.
L’australiano, a bordo di un gommone nella zona di Cala Campese avrebbe infatti sfiorato il sub impegnato in un’immersione.
Da qui la risentita reazione dell’italiano: prima un diverbio poi ben altro.
Il sub, forse impaurito, avrebbe sparato, secondo la versione dell’australiano, che si è recato dai carabinieri.
Il colpo di fiocina di un piccolo fucile subacqueo avrebbe raggiunto l’australiano a un braccio.
L’uomo si è recato nell’ambulatorio del 118 allestito sull’isola dove è stato medicato.
di Michele Casalini
...in fondo, chi di gommone ferisce, di fiocina perisce...solidali con il sub!

TRAGEDIA DEL MARE: MUORE UNA GIOVANE SUB




Isola del Giglio - 12 Maggio 2007
Ennesima tragedia nelle acque dell'Isola del Giglio.

Tutto è accaduto questo pomeriggio ed a farne le spese è stata una giovane subacquea fiorentina di 36 anni. La ragazza si trovava in immersione presso la Punta del Fenaio con una scuola subacquea di Porto Santo Stefano quando, in profondità, ha accusato un malore. Immediatamente i compagni di immersione l’hanno aiutata nella risalita e subito è stata allertato il Sistema di Emergenza. Dopo pochi minuti, mentre la giovane veniva sistemata sull’imbarcazione d’appoggio e le sue condizioni si stavano aggravando, l’Eliambulanza “Pegaso 2” del servizio di Elisoccorso del 118 sorvolava già il luogo dell’incidente e calava con il vericello il medico e l’infermiere a bordo della barca. A nulla però sono serviti i ripetuti tentativi di rianimazione del personale sanitario. Il giovane cuore si è arrestato mentre l’imbarcazione navigava veloce verso Giglio Porto. Ad attendere sulla banchina c’era l’Ambulanza della Misericordia e le forze dell’ordine mentre l’Eliambulanza è atterrata sugli scogli dello Scalettino. Purtroppo, ancora una volta, l’imponente ed efficiente macchina dei soccorsi, coordinata dalla Capitaneria di Porto, non è riuscita ad impedire l’ennesima tragedia del mare.
di Giorgio Fanciulli

Relitto sulle Macchine del M\N Nasim II


Immersione Tecnica, Profondità -45 / -60, immersione per Esperti e/o Tecnici.

il Nasim
Tipo: Cargo • Stazza: 870 tonnellate • Dimensioni: 228 x 38.6 piedi. • Motorizzazione: Due diesel Sulzer 6TD36, BHP 1800 • Cantiere di costruzione: Brooke Ltd marine, Lowestoft, Inghilterra • Anno di costruzione : 1959 • Due le navi gemelle costruite dal cantiere , Llyn e Halcyone- Tipologia d’immersione: avanzata \ tecnica- Profondità min. : 47- Profondità max.: 60- Tipologia fondale : sabbioso- Interesse : biologico \ naturalistico – fotografico- Visibilità : buona \ ottima- Correnti : scarse in prevalenza N\S- Posizione : a circa 500 mt da cala maestra La storiaNegli anni successivi al varo il Llyn è stato destinato al carico di materiale generico soprattutto di natura ortofrutticola sulle rotte britanniche Southampton/Weymouth direzione isole della Manica. Nel 1965 subisce la prima revisione e viene cambiato il nome in Sealink.Nel 1972 viene venduto a una ditta di trasporti marittimi greca che lo ribattezza con il nome di Valmas. Di nuovo nel 1973 la nave cambierà nome in Skiron.Nel 1975 viene venduto alla Jupiter ss Co inc, Panama, che lo ribattezza con il nome di NasimII .L' 11 febbraio del 1976 la nave cargo Nasim II molla gli ormeggi nel porto di Livorno diretto ad Alessandria d'Egitto. Il manifesto di carico era costituito 49 automobili (12 Fiat, 35 Peugeot e 2 Mercedes), 16 rimorchi e 3 carrelli elevatori destinati al mercato nordafricano.
Dal racconto dei testimoni si capisce che sebbene il mare fosse calmo alle 04.30 del mattino del 12 febbraio la nave urtò le rocce di Punta Scaletta dell’Isola di Giannutri e colò a picco nelle acque tra Punta Pennello e Cala Maestra, a poca distanza da riva.Già dai primi giorni successivi al naufragio, il relitto subì la razzia dei subacquei che tornavano con il loro bottino strappato alla nave, formato da sportelli, auto, sedili e tutto quanto era asportabile e rivendibile.Un vecchio carpentiere, testimone del naufragio, descrive come dopo la collisione il comandante avrebbe tentato di dirigere la prua all'interno della piccola baia di cala maestra nel tentativo di incagliare l'unità evitando l'affondamento. Ecco la spiegazione per cui il Nasim II oggi poggia sul fondale sabbioso con la prua rivolta verso nord, anziché verso sud, come la direzione della sua rotta lascerebbe presupporre.Oggi giace su un fondale sabbioso di circa 60 metri, adagiato sulla fiancata di sinistra, con il ponte rivolto verso il mare aperto e la prua verso Cala Maestra.Le autovetture trasportate sul ponte si trovano invece sparpagliate sul fondo, tra i 33 e i 60 metri.
L’immersione
Quella sul relitto del Nasim II è un'immersione sicuramente molto affascinante anche se è da considere impegnativa\tecnica, sicuramente riservata a subacquei di provata esperienza.Differente il discorso per la discesa sulle macchine, che oltre a consentirci di raggiungere una profondità minore, è molto meno difficile anche da un punto di vista tecnico e organizzativo, anche se molto bella e interessante.Immersione sul relitto del Nasim IIArriviamo sulle eliche che meritano sicuramente qualche fotografie, per scendere poi sul fianco della nave. Qui andando verso prua, seguiamo la sagoma del relitto fino ad arrivare nella zona dove la plancia di comando poggia sulla sabbia: una fila di oblò ancora integri, una bella sirena da nebbia, e tante, tante aragoste. Pinneggiamo lungo il ponte esplorando le strutture di coperta e affacciandoci all'interno della plancia di comando dove gronghi e cernie fanno capolino di tanto in tanto. Sono poche le aperture attraverso le quali è possibile entrare all'interno del Nasim II, e anche in quei casi è assolutamente sconsigliato farlo: si tratta di locali ciechi, ingombri di fili elettrici penzolanti e di mille oggetti in cui impigliarsi.Superata la plancia di comando e spingendoci verso prua, incontriamo altre automobili appoggiate sulla sabbia intorno ai 60 metri, dove vale la pena fermarsi un attimo per osservare lo squarcio sulla chiglia che si è creato al momento dell'urto. A questo punto il rientro è facile, ripercorriamo la fiancata alta della nave ponendo attenzione alla moltitudine di nudibranchi e altri organismi curiosi come le claveline, uova di calamaro, flabelline ecc.. e volgendo sempre lo sguardo nel blu dove possiamo incontrare dentici, ricciole e se saremo fortunati pesci luna. Immersione sulle macchine del NasimOrmeggiati vicino ad uno sperone di roccia a lato di cala Maestra , scendiamo in acqua su di un fondale misto di sabbia e roccia. Andando in direzione del mare aperto sorvoliamo un pianoro di sabbia e posidonia; dopo poche pinneggiate ci troviamo su di una cigliata che inizia intorno ai 25 metri per finire poi sul fondo a circa 45\50. Seguendone il bordo superiore si incontrerà la prima automobile sulla scarpata a circa 32 di metri di profondità. Sotto di noi la sabbia bianca fa risaltare le altre autovetture perse durante il naufragio In quest'aerea si trova quello che scherzosamente viene definito il PARCHEGGIO del Nasim II.Esplorate le prime macchine dove possiamo incontrare grandi scorfani, dentici, murene, andiamo a visitare un piccolo anfratto interamente ricoperto da parazoanthus e popolato da una miriade di gamberetti, musdee e a volte astici. Siamo a circa 40\41 metri e questa grottina ci sorprende sempre con bellissime antenne che spuntano…aragoste…Il fondale non esattamente pianeggiante, è inclinato verso il largo e per questa ragione è possibile che, passando da un’automobile all'altra, ci si trovi a raggiungere una quota troppo profonda rispetto al nostro programma di immersione.
Dal parcheggio i sub più esperti possono proseguire fino a scorgere nell'acqua limpida la bella e scenografica prua del Nasim…

DAN - OXIGEN PRIVIDER

Questo corso DAN rappresenta l’addestramento di livello-iniziale disegnato per educare i subacquei (ed i non-subacquei qualificati) a meglio riconoscere i possibili infortuni subacquei ed a fornire primo soccorso di emergenza con ossigeno mentre viene attivato il locale servizio medico di emergenza (EMS) e / o organizzata l’evacuazione al più vicino presidio medico disponibile.
Obiettivo del CorsoIl corso è disegnato per addestrare ed educare i subacquei nelle tecniche di utilizzo dell’ossigeno come primo soccorso per un sospetto incidente subacqueo. Inoltre, questo corso introdurrà i neo subacquei ai fondamenti del riconoscimento di segni e sintomi e della risposta e gestione degli incidenti subacquei. Questo programma fornisce anche un’eccellente opportunità di educazione continua per subacquei esperti ed istruttori.
Il Corso Oxygen Provider DAN non è studiato per addestrare alla somministrazione di ossigeno in generale. Mentre gli standard e le attrezzature mediche per l’uso dell’ossigeno nelle emergenze, subacquee e non, sono gli stessi, il Corso Oxygen Provider DAN non prepara all’uso dell’ossigeno in emergenza in casi di infortuni o malattie in genere.
Obiettivi di ApprendimentoI partecipanti al corso devono aver familiarità con i segni ed i sintomi dei principali infortuni subacquei inclusi il pre-annegamento e le patologie da decompressione (embolia gassosa arteriosa e malattia da decompressione).
I partecipanti al corso devono saper dimostrare il corretto dispiegamento, montaggio, smontaggio ed uso di tutti i componenti dell’Unità Ossigeno DAN. Ciò include l’utilizzo di erogatore a domanda / maschera, flusso costante (con erogazione ossigeno fino a 25 lpm), maschera non-rebreather e maschera oronasale di rianimazione con immissione di ossigeno supplementare.
Per completare con successo il Corso Oxygen Provider DAN, i partecipanti devono dimostrare abilità e confidenza nel dispiegamento, montaggio e smontaggio di tutte le parti dell’Unità Ossigeno DAN (o altre unità accettate).
2. Dispiegamento ed uso dell’Unità Ossigeno DAN
3. Selezione e preparazione dell’appropriata maschera per ossigeno
4. Uso dell’Unità Ossigeno DAN con i seguenti dispositivi di erogazione di ossigeno:
Erogatore a domanda e maschera
Flusso costante, maschera non-rebreather
Maschera oronasale di rianimazione con ossigeno supplementare
5. Identificazione dei componenti principali dell’Unità Ossigeno DAN
Bombola ossigeno e rubinetteria
Erogatore multifunzione
Manopola a "T"
Manopola Chiave
Guarnizione ossigeno
Controllo del flusso costante
Frusta di pressione intermedia (Bianca)
Valvola di controllo attivata dalla pressione (all’uscita filettata)
Erogatore a domanda
Maschera oronasale
Maschera non-rebreather
Maschera oronasale di rianimazione con ossigeno supplementare

A PROPOSITO DI SQUALI...

06/07/2008 - SHARKWATER a Stelle di Mare
proiettato in anteprima italiana il film documentario sugli squali "Sharkwater" di Rob Stewart, vincitore di 26 international Awards (www.sharkwater.com).
Interverrà il biologo Vincenzo Venuto, conduttore e autore del programma televisivo de La7 Missione Natura (www.la7.it/blog/default.asp?idblog=V_VENUTO_-_Missione_Natura_20).

Firma la petizione per salvare gli squali.
link: http://www.medsharks.org/firmaperglisquali.html

2008 - “SOS LADRI DI MARE".


I ladri di mare sono persone senza scrupoli che perseguono unicamente interessi immediati e materiali, persone incapaci di maturare una visione a lungo termine che svelerebbe loro la necessità di smettere tutte quelle attività ormai illegali perché comportano la distruzione irreparabile della vita nel mare. Ladri di mare sono coloro che continuano a pescare, commercializzare e mangiare illegalmente il dattero di mare. Ma sono anche tutti quelli che continuano a usare tecniche di pesca illegali. I ladri di mare sono i cacciatori di squali e di balene e anche coloro che ne mangiano le carni. Ladri di mare sono quelli che abbandonano ogni genere di rifiuti in mare, come le batterie esauste con il loro carico di veleni e ogni genere di rifiuti provenienti dal traffico marittimo turistico e commerciale. E sono “aspiranti” ladri di mare anche tutti coloro che con superficialità portano via organismi viventi dal loro ambiente naturale senza rendersi conto del danno che creano.Questi ed altri sono i ladri di mare: una specie di cui Marevivo si augura l’estinzione.Per combattere questi “furti”, la nostra associazione è impegnata da sempre in azioni e campagne nazionali ed internazionali che intendono coinvolgere e mobilitare il mondo politico, imprenditoriale e l’opinione pubblica.
BALENE IN PERICOLO: GIGANTI DA DIFENDERE
Per salvare questi pacifici animali minacciati da una caccia che continua a decimarli, Marevivo ha promosso la sottoscrizione di un documento da inoltrare a tutte le sedi competenti (Commissione Baleniera Internazionale, ONU, UNEP, CE e Governo italiano) in cui si richiede un impegno concreto per:
istituire nuove aree protette per rendere effettiva la protezione dei cetacei nel Mediterraneo;
sostenere azioni di promozione di “whale-watching” in tutti quei mari che sono oggi meta di caccia;
una moratoria per ogni tipo di caccia, compresa quella effettuata per motivi “scientifici” che consente ad alcuni paesi di continuare a perpetrare un’inutile strage;
l’introduzione di nuove norme che permettano la tracciabilità dei costituenti dei composti o prodotti finali destinati sia al consumo alimentare che alla cosmesi al fine di evidenziare l’utilizzo di componenti derivati dalle balene.
Il nostro impegno resta costante e la raccolta di firme continua sul nostro sito.

DATTERO DI MARE: FRUTTO PROIBITO
La pesca del dattero di mare non solo minaccia la sopravvivenza della specie ma crea danni irreparabili all’habitat sottomarino. Forse non tutti sanno che per un piatto di spaghetti conditi con il prelibato ‘frutto’ viene distrutto più di un metro quadrato di fondale. Il dattero si annida, infatti, all’interno di piccoli cunicoli che scava nelle rocce calcaree, per prelevarlo è necessario, dunque, distruggere tali rocce. Nel caso di Vietri, sulla costiera amalfitana, questa pratica ha portato a rendere pericolanti i due suggestivi faraglioni chiamati ‘i due fratelli’. A vietarne la pesca una legge del 1988, voluta fermamente da Marevivo, che, nonostante un Decreto Ministeriale del 1998 e la stesura del Regolamento UE del Mediterraneo (8/02/07), è purtroppo ancora largamente ignorata. Prosegue fortemente, dunque, da parte dell’Associazione la richiesta alle autorità preposte di contrastare con durezza questo vero e proprio scempio delle coste italiane.

RETI KILLER
Marevivo ha dedicato ai temi della pesca sostenibile e della tutela dei cetacei l’XI campagna internazionale ‘Mediterranean Freedolphin’. La vulnerabilità dei cetacei rispetto ai numerosi pericoli che derivano dall’inquinamento chimico ed acustico, dal conseguente degrado dell’habitat e dal sovrasfruttamento delle risorse ittiche, necessita dell’adozione di misure specifiche che ne garantiscano la conservazione.Particolarmente rilevante la minaccia delle spadare: reti illegali dalla lunghezza di venti chilometri e dall’altezza di trenta metri destinate alla pesca del pesce spada (da qui il nome ‘spadare’).Queste reti, di cui si registra ancora un ampio uso, nonostante siano state messe al bando dalla Comunità Europea già nel 2002 e dal 2005 in tutto il Mediterraneo, intrappolano, provocandone la morte, delfini, altre specie di cetacei, tartarughe e squali.Solo negli ultimi tre anni la Guardia Costiera ne ha sequestrati 2.400 chilometri.

SQUALI: TEMUTI PREDATORI O VITTIME INERMI?
Attivare al più presto una seria e concreta strategia per la conservazione degli squali: è quanto continua a chiedere a livello nazionale e comunitario Shark Alliance in collaborazione con Marevivo. L’aumento delle catture di questi predatori, nell’ultimo decennio, è stato del 22% arrivando a superare i 75 milioni di esemplari uccisi. Nel Mediterraneo non esistono, infatti, leggi che ne tutelino la sopravvivenza e ne regolino la pesca. Una tecnica particolarmente crudele di cui sono vittime è il cosiddetto ‘finning’ o spinnamento; consiste nel taglio delle pinne da esemplari che poi vengono gettati in mare ancora vivi. Utilizzata per la famosa zuppa asiatica, la pinna è, infatti, la parte più ‘pregiata’ del pescecane. Lo scorso anno il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare si era impegnato a definire e approvare un piano nazionale per la tutela degli squali, ma, ad oggi, tutto tace, intanto circa 1/3 tra squali e mante che popolano il Mediterraneo, sono a rischio estinzione.

OPERAZIONE “ORO ROSSO”


Prosegue nel 2008 l’impegno di SSI Italia per la tutela del mondo sommerso, e dopo tante campagne di tutela sia in Italia che all’estero, quest’anno l’obiettivo sarà studiare, monitorare, parametrare e preservare la specie più preziosa del Mare Nostrum e cioè il CORALLIUM RUBRUM (Corallo Rosso). Il Corallo Rosso è una specie marina endemica dei fondali rocciosi del mediterraneo e delle aree limitrofe dell’atlantico, dove vive tra i 20 ed i 250 metri di profondità e di una delle più preziose, il cui sfruttamento risale a migliaia di anni fa, tanto che veniva utilizzato come gioiello e amuleto fin dagli antichi romani. Nei nostri mari è possibile distinguere due tipi di popolamenti di corallo rosso:
Popolamenti costieri insediati ad una profondità limitata (20-50 metri), caratterizzati da elevata densità e da piccole colonie, che hanno una limitata importanza commerciale;
Popolamenti profondi: (oltre i 50 metri) costituiti da colonie di taglio maggiore, meno dense con più longevità.Le colonie costiere hanno un valore economico limitato, ma costituiscono dei sicuri riproduttori per la specie e rivestono notevole importanza dal punto di vista turistico-naturalistico. I popolamenti costieri presentano tassi di riproduzione relativamente elevati, un’elevata mortalità dovuta, legata all’aumento della temperatura delle acque costiere, che riduce il loro ciclo vitale a circa 15 anni. L’OPERAZIONE ORO ROSSO si propone di effettuare un censimento dei popolamenti di corallo che vivono entro la fascia di profondità interessata dalle immersioni sportive (20-50 metri). Le informazioni derivanti da questo censimento permetteranno di localizzare i popolamenti che sono più frequentemente oggetto di immersioni sportive e di fornire una prima valutazione delle loro caratteristiche e condizioni e di quantificare l’interesse e la consapevolezza dei subacquei che si immergono su tali popolamenti. Questo progetto sarà curato dal Gruppo di Ricerca sul Corallo Rosso dell’Università di Pisa, gruppo altamente specializzato nello studio della dinamica di popolazione e della biologia della conservazione di tale specie simbolo del Mediterraneo, e si svilupperà in 3 anni, anche grazie ad una borsa di studio di 30.000 Euro, offerta da SSI Italia, e la partecipazione, come sponsor tecnico, della DIVE SYSTEM di Massa Marittima. Tale ricerca prevede l’insostituibile supporto di tutti gli SSI People, i quali immergendosi nei vari siti di immersione delle coste italiane, potranno, compilando una semplice scheda, essere attivi partecipanti del monitoraggio dell’estensione, locazione, densità, taglia delle colonie di Corallo Rosso. Tali schede saranno a disposizione presso i vari centri di immersione italiani, oppure potranno essere richieste direttamente alla sede SSI Italia, Via Bergami n. 4 40133-Bologna (info@ssi-italy.org). Tutte le schede compilate presso i diving center italiani saranno inviate, attraverso SSI Italia, all’Università di Pisa-Dipartimento di Biologia (Gruppo di Ricerca sul Corallo Rosso). Al termine del periodo di monitoraggio sarà stilato un resoconto sui risultati ottenuti con una approfondita relazione finale correda di materiale fotografico-video ed, inoltre, tale progetto sarà pubblicato su riviste sia scientifiche, che divulgative. “Operazione Oro Rosso” sarà, quindi, un altro importante traguardo da raggiungere ed anche tu, insieme a noi, potrai essere il protagonista di un progetto di ricerca fondamentale per il nostro mare: il Mar Mediterraneo. Per informazioni: Università di Pisa - Dipartimento di BiologiaGruppo di Ricerca sul Corallo RossoDr. Lorenzo BramantiWebsite: http://www.red-coral.eu/Email: philebo@gmail.com SSI – Scuba Schools International ItaliaVia A. Bergami, 440133 BolognaTel.: +39 051 383082Fax: +39 051 383554Website: http://www.ssi-italy.org/Email: info@ssi-italy.orgNumero Verde: 800699140

Advanced Open Water Diver


E' la certificazione che dà la dimostrazione di esperienze subacquee avanzate.
La si ottiene dopo aver conseguito 4 specialità ed effettuato almeno 24 immersioni in acque libere.

Speciality Diver


Le specialità SSI prevedono un minimo di 2 lezioni teoriche, lezioni facoltative in piscina e di 2 lezioni in acque libere.
Lo scopo dei corsi è di acquisire esperienza sotto il diretto controllo di un istruttore e preparare l'allievo a nuove situazioni.

Open Water Diver


Corso che abilita all'immersione in coppia con autorespiratori entro i - 18 metri.
Il corso si completa con 5 lezioni di teoria, 5 in piscina e 5 immersioni in acque libere.

Snorkel Diver


E' il primo approccio all'attività subacquea con attrezzatura di base.
Lo scopo del corso è di introdurre all'attività subacquea senza autorespiratore.
Durata del corso : 4-12 ore
Età minima 12 anni

Immersioni con il "Grande" Edgardo Bannini.


Come non citare il Grande Maestro Edgardo Bannini, fù lui che mi brevettò Skin Divers.
Erano gli albori della subacquea, le innovazioni all'epoca in cui cominciai ad amare l'esplorazione estrema si fermavano all'Aralù...
Devo ringraziare -per questa opportunità- i miei genitori,.
Figuratevi, avevo poco più di 12 anni, correva l'anno 1982, figurasi mandare il propio figlio a lezione di subacquea...la subacquea era "una cosa pericolosa" per esploratori professionisti del calibro di Jacques-Yves Cousteau, non di certo per un bambino della periferia Romana...
Eppure, bambino o no, dopo qualche anno, lo stesso Bannini, ed il figlio, mi consegnarono il mio meritato Brevetto SSI Century 100 immersioni...
Pensate, il mio brevetto riporta il numero di serie 003...

Edgaro Bannini è insignito della Platinum Pro SSI 5000 Immersioni

Tutto inizia "seriamente" nel 1980...o forse prima...


...ma solo nel 1994 approccio la subacquea tecnica -con il metodo SSI-, grazie ad uno dei migliori Istruttori Subacquei del Mondo, ovvero, Mr. Vanni Valentini.
Ricordo di lui la calma, la posatezza e la disponibilità, mi ha infuso le regole della subacquea, mi ha insegnato a "respirare" e a non perdere mai la calma.
All'epoca ero nel Gruppo Airone di Ardea (RM) - Protezione Civile Volontaria per Recupero e Soccorso in Mare, ricordo che Vanni brevettò tutto il nostro Nucleo, fù un percorso formativo a dir poco straordinario.
Con Vanni ho raggiunto i - 33 nell'AOWD, una quota davvero straordinaria per chi, come me, aveva paura dell'acqua...grazie Vanni, grazie di cuore, Massimiliano De Cristofaro.

(Vanni è rintracciabile al nr. 5 dell'elenco degli istruttori Subacquei - Vanni Valentini
CASTELLI ROMANI - metodologia SSI - link:
http://www.diveitaly.com/istruttori/showistAlf.asp?LET=V)